andrea2025-03-06T11:42:41+00:00
Una campagna di Europol diretta al recupero dei proventi illeciti dei gruppi della criminalità organizzata ha fruttato 100 milioni di Europol alle autorità nazionali, ha detto Burkhard Mühl, capo dell’Ufficio Europeo per i Proventi Criminali di Europol. Il giro di vite ha interessato 100 soggetti, coinvolti in 60 casi oggetto di indagine da parte delle forze di polizia. L’operazione era tesa a identificare, rintracciare, sequestrare, congelare e in ultimo, con l’ausilio dei tribunali, provvedere alla confisca dei proventi. Nell’operazioni sono stati impegnati per 4 giorni 80 investigatori e sono state coinvolte 43 agenzie di 28 Paesi europei.
“Il ritorno di investimento è stato molto alto e se i Paesi spendessero di più sul recupero dei beni, il ritorno sarebbe persino più alto”, ha detto Mühl.
Il recupero dei beni è ostacolato dal numero delle agenzie coinvolte, che abbracciano forze dell’ordine, pubblici ministeri, investigatori finanziari e i tribunali.
“Meno del 2% dei beni criminali viene confiscato su ordine del tribunale, a causa dei complessi ricorsi legali e della lentezza del processo giudiziario”, ha detto Mühl. ‘Chiaro segnale’
“Questo è un chiaro segnale del fatto che per essere più efficaci e avere maggiore impatto, dobbiamo migliorare il nostro gioco di squadra.”
Nell’ambito del processo di recupero dei beni, i criminali che si trovano ad affrontare le perdite del loro denaro e dei loro beni inevitabilmente promuovono azioni atte ad impugnare le sentenze a livello giudiziario.
“Le sentenze vengono impugnate fino ai livelli più alti di appello. È da considerare anche l’aspetto della cooperazione internazionale. Quando si esce dai confini dell’Unione Europea, bisogna seguire le procedure relative alla Mutua Assistenza Giudiziaria (MLA), che possono essere molto lunghe”, ha detto.
L’approvazione l’anno scorso della direttiva dell’UE sul recupero e la confisca dei beni ha dato nuovo impulso agli sforzi dell’UE per il recupero dei beni. La Direttiva è entrata in vigore il 22 maggio 2024. Gli Stati membri hanno tempo fino al 23 novembre 2026 per incorporare la direttiva nelle loro leggi nazionali.
La direttiva rafforza le norme minime in materia di recupero e confisca dei beni in ambito penale, mirando anche a combattere la criminalità organizzata e le sue attività illecite
“Questa Direttiva è una componente importante di tutto l’armamentario che abbiamo a disposizione per recuperare i beni che non possono essere collegati direttamente all’attività criminale. Quando le prove non sono sufficientemente solide per poter condannare l’indagato, possiamo avvalerci di una disposizione in materia di ricchezza inspiegabile, che consente il recupero dei beni, con la supervisione di un giudice penale che decide sulla confisca”, ha detto Mühl. “Siamo curiosi di vedere come funzionerà. È uno dei tanti strumenti di cui abbiamo bisogno.”
Rete Operativa
I Paesi europei stanno investendo di più sugli investigatori finanziari, così da poter colmare il divario sui beni provento di reato che sfuggono ai procuratori. Europol riceve informazioni sui sequestri di contante per un valore compreso tra i cinque e i dieci milioni di euro a settimana e rapporti costanti su wallet che contengono beni virtuali per un paio di milioni di euro, ha detto Mühl.
“I risultati si vedono e la situazione sta migliorando,” ha detto.
Gli sforzi dell’UE per coinvolgere il settore privato nel processo di recupero dei beni si concentrano sul partenariato pubblico-privato dell’intelligence finanziaria europea. Questo organismo di raccordo pubblico/privato, simile alla Joint Money Laundering Intelligence Taskforce del Regno Unito, costituisce un forum per le forze dell’ordine e le unità di intelligence finanziaria dell’UE e per circa 96 banche e istituzioni finanziarie con sede nell’UE per condividere le forme più recenti di criminalità economica, comprese le violazioni alle misure restrittive dell’UE, il finanziamento del terrorismo e le frodi online.
“Alimentiamo la discussione con i dati di intelligence che raccogliamo dalle nostre indagini e le banche condividono con noi ciò che per loro ha attinenza. In questo modo riusciamo ad avere una buona panoramica sul piano strategico”, ha detto Mühl.
” Dobbiamo fare un passo avanti e rendere operativa questa cooperazione. Attualmente ciò non è possibile in Europa a causa di limiti giuridici”.
La rete dell’UE di investigatori e procuratori , chiamata Rete Operativa, ha sede in Italia presso la Direzione Investigativa Antimafia. È stata creata in collaborazione con Belgio, Francia, Germania, Olanda e Spagna, ma ora è sotto l’egida della Commissione Europea. La Rete Operativa supporta ora l’Ufficio Europeo per i Proventi Criminali.
La Rete Operativa si concentra su gruppi della criminalità italiana di stampo mafioso, sulle reti criminali eurasiatiche e albanesi e le bande dei motociclisti fuorilegge, ha detto Europol.