uffcio Stampa2022-11-15T10:33:02+00:00
L’11 novembre scorso, in Turchia, nella provincia di Antalya, è stato localizzato e catturato il latitante Luciano CAMPORESI, 47 anni, condannato all’esito del processo di primo grado, celebratosi con rito ordinario innanzi al Tribunale di Locri, alla pena di 22 anni ed 8 mesi di reclusione perché riconosciuto colpevole dei delitti di cui agli artt. 73 e 74 del testo unico sugli stupefacenti (detenzione e traffico di droga)
Nelle scorse settimane, l’attività investigativa è stata indirizzata verso la Turchia, grazie alle informazioni fornite dalla Direzione Investigativa Antimafia, che, nell’ambito di attività condotte dal Centro Operativo di Palermo, ha acquisito elementi concreti, condivisi con il Servizio Centrale Operativo e la Squadra Mobile di Reggio Calabria, tali da localizzare il latitante, almeno fino al 2021, sul Bosforo.
Al fine di verificare l’attualità di tale dato, attraverso l’Unità I-CAN del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia, venivano quindi attivate le autorità turche, a cui venivano fornite le informazioni in possesso degli investigatori italiani.
Sulla base degli spunti forniti, nella notte tra l’11 ed il 12 novembre scorso, personale del Dipartimento Intelligence e della Criminalità Organizzata e Anticontrabbando della Polizia turca, rintracciava e traeva in arresto il latitante CAMPORESI Luciano, rintracciato in un appartamento di nella città di Antalya, in possesso di documenti falsi.
Luciano Camporesi era irreperibile dal 5 dicembre 2018, allorquando si era sottratto all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione Pollino – European ‘ndrangheta Connection, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotta, sul territorio italiano, dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, che unitamente ad altre Forze di Polizia europee costituirono una Squadra Investigativa comune, che disvelò l’operatività di un’associazione attiva nel traffico internazionale di stupefacenti tra il Sud America, l’Italia e l’Europa nord occidentale.
L’inchiesta si concluse, nella fase delle indagini preliminari, con l’arresto di 70 soggetti indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, violazioni della normativa sulle armi, trasferimento fraudolento di beni, simulazione di reato, fraudolento danneggiamento di beni assicurati, riciclaggio, autoriciclaggio e favoreggiamento personale.
In particolare CAMPORESI Luciano è ritenuto partecipe dell’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e proprio in tale contesto aveva instaurato stretti rapporti di collaborazione criminale con i coindagati calabresi PELLE Domenico (della omonima cosca di San Luca) e GENTILE Giovanni, con cui si era incontrato, nel mese di aprile del 2017 per pianificare l’arrivo in Italia di ingenti carichi di sostanze stupefacenti (cocaina ed hashish), utilizzando come vettori sia navi commerciali che una sua imbarcazione che navigava per effettuare ricerche petrolifere in mare, e, per questo autorizzata a percorrere liberamente molteplici rotte senza destare sospetto.
Nel prosieguo delle indagini, grazie alla cooperazione internazionale tra la D.E.A. americana e la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga emergeva effettivamente la riconducibilità a CAMPORESI della imbarcazione “Remus”, battente bandiera panamense ed equipaggiata con personale di origine “montenegrino”, a bordo della quale, in data 13.08.2018, il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza – G.I.C.O. di Palermo, sequestrava 20.140 Kg di sostanza stupefacente del tipo hashish, arrestando, in flagranza di reato, l’intero equipaggio della nave composto da 11 soggetti, tutti di nazionalità montenegrina.
Anche in ragione della intervenuta condanna, le sue ricerche, delegate dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria alla Squadra Mobile reggina, erano state intensificate ed estese in diversi Paesi esteri nei quali il latitante risultava avere certamente collegamenti.
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