Missing

OPERAZIONE “MISSING”
Gli uomini della DIA di Roma e Palermo, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Palermo, avviarono indagini sul rapimento e l’uccisione di Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996, quando non aveva compiuto nemmeno quindici anni.
Lu picciriddu fu rapito il 23 novembre 1993 da 4 mafiosi travestiti da poliziotti, mentre si trovava nel maneggio di Villabate, dove coltivava la sua passione per i cavalli.
La sua prigionia, in condizioni inumane e degradanti, durò 779 giorni parte dei quali in un rifugio sotterraneo ricavato nelle campagne di contrada Giambascio a San Giuseppe Jato dove, l’11 gennaio 1996, fu brutalmente strangolato e sciolto nell’acido.
Le responsabilità del rapimento del ragazzo furono addebitate a soggetti mafiosi vicini alla famiglia Di Matteo, macchiatisi di quel sangue innocente nel tentativo di far desistere il padre, collaboratore di giustizia, dal rivelare elementi utili alla giustizia.
L’indagine ha permesso di ricostruire l’intera vicenda conclusasi con l’arresto di 27 persone per associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio sequestro di persona ed altro.
Misure confermate nel 2013 in Appello con la condanna alla pena dell’ergastolo, quali mandanti, tra gli altri, del latitante trapanese MESSINA DENARO Matteo, di GRAVIANO Giuseppe, di BRUSCA Giovanni e di BAGARELLA Leoluca, nonché alla pena della reclusione tra i 20 ed i 30 anni, di MONTICCIOLO Giuseppe, CHIODO Vincenzo e BRUSCA Enzo che eseguirono materialmente il barbaro omicidio.
Nel luglio 2018 il Tribunale civile di Palermo ha stabilito un risarcimento di 2,2 milioni di euro per gli eredi del piccolo Giuseppe.