Big Bang - stragi

OPERAZIONE “BIG BANG” E INDAGINI SULLA STRAGE DI CAPACI
Ore 17, 56 minuti e 48 secondi del 23 maggio 1992: “In un cunicolo sottostante la corsia lato monte del tratto autostradale Punta Raisi – Palermo, nei pressi di Capaci, un’ingente carica di materiale esplosivo veniva fatta brillare, mediante un dispositivo telecomando, al passaggio del corteo delle autovetture blindate di servizio in uso al dr. Giovanni FALCONE e alla sua scorta, da cui conseguiva direttamente la morte del predetto dr. FALCONE, Direttore generale degli Affari Penali presso il Ministero di Grazia e Giustizia, della di lui consorte dr.ssa Francesca MORVILLO, Magistrato in servizio presso ufficio giudiziario compreso nel Distretto della Corte di Appello di Palermo, e degli agenti di scorta Antonio MONTINARO, Rocco DI CILLO, Vito SCHIFANI…” (Sentenza Corte d’Assise di Caltanissetta 26.09.1997)
Nel 1993 la DIA, a seguito della complessa attività investigativa che ne seguì, corroborata dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, riuscì ad individuare in un appartamento di via Ughetti a Palermo il covo in cui si erano nascosti i mafiosi GIOÈ Antonino e LA BARBERA Gioacchino. Le conseguenti intercettazioni permisero agli investigatori di acquisire elementi fortemente indizianti sulla strage di Capaci, definita dagli stessi mafiosi l’attentatuni.
Le investigazioni, confermate dalle dichiarazioni di ulteriori collaboratori di giustizia, tra cui DI MATTEO Mario Santo, permisero agli inquirenti di individuare gli organizzatori materiali dell’attentato nelle persone di LA BARBERA Gioacchino, GIOE’ Antonino, BRUSCA Giovanni, BAGARELLA Leoluca, GANCI Calogero, AGRIGENTO Giuseppe, RAMPULLA Pietro, oltre allo stesso DI MATTEO. Emerse che l’arrivo del dr. FALCONE a Palermo era stato segnalato da GANCI Calogero che sorvegliava il garage dove era custodita l’autovettura blindata di cui si serviva il magistrato. Successivamente LA BARBERA Gioacchino seguì il convoglio della personalità dall’aeroporto di Punta Raisi, segnalandone i movimenti al GIOE’ che, a sua volta, era appostato su una collinetta nei pressi di Capaci con BRUSCA Giovanni. Quest’ultimo azionò materialmente il radiocomando che fece esplodere l’ordigno posizionato sotto il tratto autostradale Punta Raisi-Palermo percorso dal magistrato e dalla scorta.
L’11 novembre 1993, a conclusione dell’attività investigativa, il G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Procura Distrettuale, emise un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 18 soggetti resosi responsabili a vario titolo dell’efferato delitto.
Negli anni successivi le attività della DIA permisero alla competente A.G di emettere ulteriori provvedimenti cautelari a carico dei responsabili e degli esecutori della strage, nonché di accertare ulteriori reati che permisero di arrestare oltre 200 soggetti appartenenti a Cosa Nostra.
In particolare:
• sono stati individuati i responsabili del sequestro e dell’uccisione del piccolo Giuseppe DI MATTEO, figlio collaboratore di giustizia Santino;
• è stato scoperto, nel febbraio del 1996 in contrada Giambascio a San Giuseppe Jato (PA), un bunker dove erano state custodite numerose armi, anche da guerra, ed esplosivi. In particolare, la DIA di Palermo, su delega della locale Direzione Distrettuale Antimafia, in un bunker interrato in un fondo rustico con annessa casa rurale, ha rinvenuto numerosi fucili di vario calibro, carabine con dispositivo ottico per tiro di precisione, fucili lanciarazzi, lancia granate, lancia missili e mitragliatori, numerose pistole, bombe a mano, esplosivo in pani ed in candelotti, un ingente quantitativo di detonatori di vario tipo, giubbotti antiproiettile, ricetrasmittenti e numerosissime munizioni di vario calibro.
Nel settembre del 1997, a coronamento dell’impianto accusatorio costruito dagli investigatori della DIA, la Corte di Assise di Caltanissetta irrogò 24 ergastoli, 7 condanne a pene detentive, 2 dichiarazioni di non doversi procedere per sopravvenuta morte del reo e 8 assoluzioni.
Nel maggio 2002 la Corte di Cassazione per molti di loro, tra i quali RIINA Salvatore, BAGARELLA Leoluca, GANCI Raffaele, GANCI Domenico, LA BARBERA Michelangelo, RAMPULLA Pietro, PROVENZANO Bernardo, confermò la pena dell’ergastolo.