ARRESTO BAGARELLA
Alle 19.30 del 24 giugno 1995, in viale delle Scienze a Palermo, a conclusione di una prolungata attività investigativa, il personale della DIA di Roma e Palermo ha arrestato il noto esponente di Cosa Nostra BAGARELLA Leoluca, latitante sin dal 1991, accusato di gravissimi delitti, tra i quali associazione di tipo mafioso, omicidio e strage, in relazione alle stragi siciliane del 1992.
Gli operatori della DIA, dopo il pedinamento di un’autovettura Lancia Y10 dalla quale, poco prima, era sceso CALVARUSO Antonino, soggetto noto per la sua appartenenza all’organizzazione mafiosa, arrestato per favoreggiamento nei confronti del BAGARELLA, hanno fermato l’auto traendo in arresto il boss senza consentirgli alcuna reazione.
Sin dalle fasi immediatamente successive all’arresto, gli investigatori della DIA, esaminando la documentazione sequestrata al latitante e con il contributo fornito da alcuni collaboratori di giustizia, sono riusciti a ricostruire il fondamentale apporto, fornito dal BAGARELLA e dai fratelli GRAVIANO, nella organizzazione delle stragi di Capaci e di via d’Amelio, nonché a tratteggiare il ruolo di primissimo piano in seno a Cosa Nostra ricoperto da BAGARELLA Leoluca, soprattutto dopo l’arresto del cognato RIINA Salvatore, avvenuto nel gennaio 1993.
Successivamente all’identificazione e all’arresto della maggior parte degli appartenenti ai cd. gruppi di fuoco operanti alle dirette dipendenze del BAGARELLA, la conseguente intensa e proficua attività investigativa ha prodotto importanti risultati sia nei confronti della residua struttura organizzativa ed operativa dei corleonesi, sia relativamente ai responsabili delle stragi del 1993 e 1994.
ARRESTO MALLARDO GIUSEPPE
Il latitante MALLARDO Giuseppe, nato a Giugliano in Campania il 7.03.1953, capo indiscusso dell’omonimo clan camorristico, egemone nel panorama criminale campano, è stato arrestato dal personale della DIA di Napoli, la mattina del 21 agosto 1996, in una villetta in località Lago Patria (NA), al termine di un’articolata indagine denominata “Vigilantes”.
Il MALLARDO era ricercato per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio ed altro.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha duramente colpito l’organizzazione camorrista facente capo alla famiglia MALLARDO, permettendo di far luce sugli omicidi di D’ALTERIO Pietro e Luigi, commessi in Giugliano il 4 giugno 1991, nonché su quello di CHIANESE Cristofaro e PALMA Saverio, commessi in Qualiano il 26 giugno 1991, attribuiti a Giuseppe MALLARDO e ad altri esponenti della sua famiglia.
Il MALLARDO, oltre ad essere uno dei capi storici della Camorra napoletana, è imparentato con le famiglie CONTINI e LICCIARDI con le quali ha costituito un sodalizio criminale che ha imposto, per oltre un decennio, il controllo delle attività illecite nella zona occidentale di Napoli, Secondigliano e Giugliano in Campania. Negli ultimi anni 80 era stato uno dei promotori della riorganizzazione della camorra napoletana sotto la denominazione di “Nuova Camorra Campana” contando su solide alleanze con le famiglie MOCCIA di Afragola, il clan ALFIERI nel nolano e quello dei “CASALESI” nel casertano.
Il MALLARDO all’atto dell’arresto non era armato, né in possesso di alcun documento di identificazione e non ha opposto alcuna resistenza.
Unitamente al latitante è stato arrestato, per il reato di favoreggiamento personale, GAETA Salvatore, nato a Napoli il 28.08.1955, medico dentista con studio professionale a Napoli ed a Ischia, locatario dell’abitazione nella quale è stato sorpreso il MALLARDO e presente nella stessa al momento dell’operazione di p.g.
Operazione “YANEZ”. Arresto SCHIAVONE Francesco
L’11 luglio 1998, a Casal di Principe (CE), il personale del Centro Operativo DIA di Napoli ha tratto in arresto, all’interno di un bunker sottostante un locale deposito, il noto latitante SCHIAVONE Francesco, detto “Sandokan”, inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi, resosi irreperibile da oltre 10 anni.
Nel blitz che ha portato alla cattura del latitante sono state sequestrate numerose armi e munizioni da guerra rinvenute nel bunker. Il proprietario dell’immobile, MARTELLO NOVIELLO Giancarlo, è stato arrestato per favoreggiamento personale.
Colpito da più provvedimenti cautelari emessi per delitti contro la persona, il patrimonio, l’ordine pubblico, la pubblica amministrazione, violazioni in materia di armi e stupefacenti, lo SCHIAVONE era considerato il capo indiscusso del temibile clan dei CASALESI.
Il successivo 2 dicembre, sono state eseguite 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti soggetti, tutti incensurati, che avevano costituito il gruppo di fiancheggiatori a supporto della latitanza del boss.
ARRESTO GENOVESE SALVATORE
Nella mattinata del 12 ottobre 2000 la DIA di Palermo ha arrestato, in località Argivocale di S. Cipirello (PA), il latitante GENOVESE Salvatore che, nonostante fosse armato di pistola calibro 38 special, non ha opposto resistenza. Nella circostanza sono state arrestate altre tre persone e denunciata a piede libero una donna, responsabili del reato di favoreggiamento personale aggravato, che avevano la materiale disponibilità del casolare utilizzato dal GENOVESE quale rifugio.
L’attività investigativa in argomento è stata avviata nel mese di aprile del 1999 allo scopo di identificare i componenti della cosca mafiosa di S. Giuseppe Jato e di procedere alla ricerca del citato latitante, capo mandamento della suddetta famiglia, autorevole componente di Cosa Nostra, tanto da essere considerato fidatissimo alleato del famigerato Bernardo PROVENZANO.
Infatti, il GENOVESE, vicino alle famiglie BRUSCA e DI MAGGIO, ne ha dapprima supportato e poi ereditato la leadership nei vasti settori d’interesse criminale sviluppati dal sodalizio.
Le attività investigative, che hanno impegnato il personale operante per un lungo periodo, sono state svolte tra innumerevoli difficoltà, non ultima quella determinata dalla ostile realtà territoriale e dal peculiare contesto lavorativo.
Il predetto, inserito nel “programma speciale di ricerca” dei trenta latitanti di massima pericolosità a livello nazionale, si era reso irreperibile sin dal 1993, in quanto colpito da diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse nel tempo dalla competente Autorità Giudiziaria, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, sequestri di persona e ritenuto mandante e/o esecutore di almeno otto omicidi.
Al latitante sono stati attribuiti numerosi efferati omicidi tra i quali spiccano quelli di RICCOBONO Rosario e di altri tre uomini d’onore, commesso a San Giuseppe Jato, mediante strangolamento, insieme ad altri mafiosi della famiglia dei “corleonesi”.
Per questi ed altri reati il GENOVESE è stato condannato con sentenza passata in giudicato all’ergastolo.
OPERAZIONE “CIELO AZZURRO”. ARRESTO NUVOLETTA ANGELO
Nella serata del 16 maggio 2001 il personale del Centro Operativo DIA di Napoli ha arrestato, in Marano (NA), il noto latitante Angelo NUVOLETTA, capo indiscusso dell’omonimo clan referente della mafia siciliana in Campania, nonché altri due soggetti ritenuti essere fiancheggiatori dello stesso.
Il NUVOLETTA, inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi e ricercato anche in campo internazionale, era irreperibile da ben 17 anni, allorquando nei suoi confronti era stato emanato il decreto di sorveglianza speciale di P.S., peraltro mai notificato.
Il latitante risultava colpito da numerosi provvedimenti cautelari per associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, omicidio, occultamento di cadavere ed altro.
In particolare, in uno di tali provvedimenti, al NUVOLETTA veniva contestato l’omicidio del giornalista Giancarlo SIANI, fatto per il quale è stato condannato all’ergastolo con sentenza della Suprema Corte di Cassazione.
Il prosieguo delle indagini ha permesso alla DIA di Napoli, nell’ottobre del 2003, di eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP partenopeo, nei confronti di Nuvoletta Angelo ed altri 12 soggetti, ritenuti responsabili di associazione camorristica ed altro.
Angelo NUVOLETTA è deceduto il 20.10.2013.
OPERAZIONI “FINALE” E “INCUDINE”. ARRESTO FABBROCINO MARIO
Il 14 agosto 2005, nell’ambito di un’azione di contrasto a soggetti legati al noto clan FABBROCINO, è stato localizzato e tratto in arresto, da parte di personale del Centro Operativo DIA di Napoli, in una villa di proprietà di un insospettabile imprenditore ubicata in San Giuseppe Vesuviano (NA), il latitante FABBROCINO Mario. Nella circostanza veniva tratto in arresto anche il proprietario dell’immobile per favoreggiamento aggravato.
Il 31 agosto 2005 è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un ulteriore soggetto, indagato sempre per favoreggiamento aggravato nei confronti del sopra citato boss camorrista.
Nel medesimo contesto investigativo, il successivo 5 gennaio 2006, il personale del Centro partenopeo ha arrestato un affiliato al clan FABBROCINO, risultato essere il custode di un arsenale del gruppo criminale, costituito da un consistente numero di armi e munizioni, rinvenute e sequestrate in un terreno sito in località Terzigno (NA).
Nel prosieguo delle attività, il 26 maggio 2006, è stata data esecuzione a 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti affiliati al menzionato sodalizio criminale, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, usura e fittizia intestazione di beni. Tra i soggetti raggiunti dal provvedimento figura lo stesso capo clan, Mario FABBROCINO, allora detenuto presso la Casa di Reclusione di Tolmezzo (UD), e STRIANO Berardo, capo zona di San Giuseppe Vesuviano per lo stesso clan. Nel provvedimento cautelare venivano contestati i reati di associazione camorristica, estorsione, ricettazione, usura, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco e fittizia intestazione di beni, tutti aggravati dalla normativa antimafia.
Contestualmente veniva eseguito il sequestro preventivo delle quote sociali e dei beni strumentali di una società operante nel settore della lavorazione di profilati in alluminio, riconducibile a STRIANO Berardo, per un valore stimato di 450.000 Euro.
Il FABBROCINO era già dalla DIA che, dopo complesse indagini eseguite nell’ambito dell’operazione “INCUDINE”, il 3 settembre del 1997 lo fece arrestare in Argentina da quella Polizia Federale ed estradare in Italia il 6 marzo 2001, in quanto ricercato per il delitto di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e per alcuni omicidi.
Dal giugno 1998 al mese di aprile 2000 l’operazione in parola aveva permesso di arrestare 28 soggetti affiliati al clan FABBROCINO.
ARRESTO DEL LATITANTE LA ROSA FILIPPO
Nelle prime ore del pomeriggio del 10 settembre 2009 il personale della DIA di Palermo ha tratto in arresto il latitante LA ROSA Filippo, inserito nello speciale elenco del Ministero dell’Interno e ricercato dal 1993 perché condannato all’ergastolo, con sentenza definitiva, per omicidio ed altri reati.
Il latitante, considerato uomo d’onore della famiglia di CIACULLI–CROCEVERDE GIARDINI, si nascondeva in un capanno celato da una folta vegetazione, situato in un fondo agricolo di Palermo, nella borgata di Ciaculli, di proprietà dei genitori.
Il LA ROSA Filippo appartiene a famiglia di sicura estrazione mafiosa, legato per vincoli di parentela e per rapporti d’affari con le più prestigiose famiglie mafiose palermitane, già facenti capo ai GRECO di Ciaculli ed ai MARCHESE di Corso dei Mille. Il medesimo, indicato da diversi collaboratori di giustizia come killer di mafia, è stato condannato con sentenza definitiva per l’uccisione di FICI Giovanni, avvenuta a Palermo l’1 febbraio 1988. L’attività che ha permesso la cattura del LA ROSA è stata svolta con i metodi classici d’investigazione, senza ricorso ad alcun contributo collaborativo, nonostante le difficoltà ambientali della zona in cui si è operato.
ARRESTO BADALMENTI LEONARDO
Il 4 agosto 2020, in Castellamare del Golfo, nel contesto di una capillare attività investigativa delegata dalla Procura Antimafia di Palermo, la DIA, in collaborazione con la Direzione Centrale della Polizia Criminale, ha tratto in arresto BADALMENTI Leonardo, già Sorvegliato Speciale di P.S., con numerosi precedenti penali e di polizia in Italia ed all’estero (associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, stupefacenti ed altro), in quanto colpito da una condanna a 5 anni e 10 mesi emessa dal Tribunale penale del Forum di Barra Funda (Brasile) per associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti e falsità ideologica, alla quale il medesimo si era sottratto.
Le attività investigative, anche di carattere tecnico, hanno accertato che BADALAMENTI Leonardo aveva stabilito la residenza anagrafica presso il comune trapanese di Castellammare del Golfo, unitamente ad altri familiari.
Il latitante, figlio del noto storico boss di Cosa nostra BADALAMENTI Gaetano, nel giugno 2017 ha fatto rientro in Italia dal Brasile, luogo in cui aveva trovato rifugio negli anni ’80 scampando alla serie di omicidi che il gruppo dei Corleonesi aveva attuato per eliminare fisicamente coloro che di fatto, con le loro azioni o anche per semplice appartenenza allo schieramento avverso, potevano ostacolare la scalata dei viddani ai vertici di Cosa nostra.
Il BADALAMENTI Leonardo, anche nel Paese sud americano, non ha mancato di distinguersi per aver commesso delitti che hanno avuto risonanza nelle cronache giudiziarie locali.