NASCE LA DIA
Il 29 ottobre 1991, all’indomani della cosiddetta stagione stragista di cosa nostra, il decreto legge n. 345 istituì la Direzione Investigativa Antimafia. Obiettivo prefisso quello di contenere l’escalation della criminalità organizzata. Alla costituzione della DIA fornì il suo determinante contributo il Giudice Falcone, da sempre impegnato a dare concretezza ad uno dei suoi capisaldi (c.d. “metodo Falcone”) e cioè seguire costantemente le tracce del denaro per intercettare le strategie di espansione economica della mafia, in Italia e all’estero, attraverso le indagini giudiziarie e le investigazioni preventive. Un metodo che è diventato la ragion d’essere anche della DIA, la cui funzione era stata illustrata dallo stesso magistrato quale: “un organismo preposto ad attività di investigazione giudiziaria e quindi un servizio in senso tecnico”, aggiungendo poi che l’azione di quella che aveva definito la “polizia anticrimine del futuro” sarebbe dipesa “in grandissima parte dall’efficacia delle investigazioni preventive”, in grado di “garantire quella maggiore elasticità di intervento delle forze di polizia che da più parti è stata reclamata”. Il disegno di creazione della DIA implicava il riassetto di un intero settore della sicurezza pubblica, che aveva avuto nell’Alto Commissario il primo ufficio specializzato nella lotta contro la delinquenza mafiosa. La DIA infatti fu costituita per subentrare all’”Alto Commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa”, del quale assorbì molte delle competenze e dei poteri centrali, assumendo, tuttavia, connotazioni strutturali e funzionali molto diverse. La nascita della DIA rappresentò quindi un capitolo nuovo nel contrasto alla criminalità, visto che fino a quel momento i modelli ordinamentali erano stati caratterizzati dalla concentrazione di funzioni diverse all’interno di un unico organismo, mentre adesso ad un organismo corrispondeva un solo e specifico compito. La Direzione Investigativa Antimafia infatti è un Organismo investigativo con competenza monofunzionale, composto da personale specializzato a provenienza interforze, con il compito esclusivo di assicurare lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione mafiosa o comunque ricollegabili all’associazione medesima. Posta nell’ambito del Dipartimento della P.S. e destinata a unificare l’azione delle Forze di Polizia nello specifico settore antimafia, si avvale di personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza, nonché, per la gestione amministrativa e tecnico-logistica della Struttura, di personale appartenente all’Amministrazione Civile dell’Interno.
A seguito di una più ampia riflessione sull’adeguatezza dei moduli investigativi di contrasto alle sempre più sofisticate e complesse tecniche criminali utilizzate dalle associazioni mafiose, venne determinata la costituzione di un’”architettura antimafia” che, oltre al “Consiglio Generale per la lotta alla criminalità organizzata”, cui è deputata l’elaborazione delle strategie di contrasto alla criminalità, la razionalizzazione delle risorse impiegate, nonché la periodica verifica dei risultati conseguiti, si articolò su di una: • struttura giudiziaria che vide l’istituzione, nell’ambito della Procura generale presso la Corte suprema di Cassazione, del “Procuratore nazionale antimafia”; • struttura investigativa, con l’accennata istituzione della Direzione Investigativa Antimafia. Da ultimo, con l’art. 12 del D.L. 13 maggio 1991, n. 152, fu prevista la costituzione, presso ogni Forza di Polizia, dei “Servizi Centrali ed Interprovinciali di P.G.”. Nell’impianto normativo istitutivo della DIA ha, quindi, trovato compiuta esplicitazione il principio della specializzazione delle competenze, indirizzando le funzioni a quelle di prevenzione e di polizia giudiziaria, relativamente ai soli delitti di associazione di tipo mafioso o, comunque, ricollegabili all’associazione medesima. Infine, la dimensione internazionale della criminalità organizzata ha indotto il legislatore a organizzare l’Ufficio in modo da attribuirgli la piena legittimazione ad operare oltre confine, istituendo un Reparto destinato esclusivamente alla promozione ed allo sviluppo delle relazioni internazionali ai fini investigativi nello specifico settore. In questo modo la DIA ha fatto propria la prospettiva tracciata da Falcone nella “Conferenza Ministeriale Mondiale di Napoli sulla Criminalità Organizzata Transnazionale” del 21–23 novembre 1994, secondo cui la criminalità organizzata e la criminalità economica devono essere affrontate “come una priorità assoluta”, coinvolgendo le strutture internazionali, prima fra tutte l’Unione Europea.